 
 Luigi de Pascalis
   Un giallo ambientato nella Roma della metà del IV secolo, ma, come scrive Gianfranco De Turris, “solo tecnicamente può definirsi un giallo,  mentre è qualcosa di più; infatti, delle varie trame che s’intersecano,  una alla fine prende il sopravvento: lo scontro fra dèi superni e dèi  inferi che fa quasi da contrappunto alla vicenda umana in cui i  politicanti mestatori, interessati al potere per il potere ed il cui  tipico esponente è il magister census Giunio Bruto, fanno di  tutto (ma proprio di tutto) per prevalere definitivamente su quel minimo  di onestà e dignità che ancora resistono nella classe politica e  militare”.
 Fuori dei maggiori circuiti editoriali spesso vi sono scrittori di vero  talento che meriterebbero fama e notorietà. Quanti autentici ingegni  dalla formazione culturale non progressista non sono mai approdati a  scrivere per (o a dirigere) le grosse case editrici, alle redazioni dei  giornali che contano, alle cattedre universitarie o ad altri  posti-chiave! Scriveva Adriano Romualdi  più di trentacinque anni fa a proposito della cultura di destra: «Anche  noi sappiamo esattamente quel che vogliamo, anche se il nostro ambiente  ci combatte, invece di sostenerci, come invece il P.C.I. fa con i suoi  intellettuali. La nostra tragedia è che noi dobbiamo impiegare tutte le  nostre energie per riuscire a parlare e a scrivere nel nostro stesso  ambiente, prima di proiettarci all’esterno». Da allora, come tutti  sanno, i cambiamenti della situazione non sono stati che peggioramenti. E  così un romanzo significativo come Rosso Velabro  di Luigi De Pascalis deve attendere quindici anni prima di trovare una  piccola casa editrice disposta a stamparlo; il lungo tempo di attesa, in  ogni caso, ha fatto sì che vedesse la luce un piccolo capolavoro  editoriale, pregevole per la cura.
 Rosso Velabro è un romanzo storico-fantastico  ambientato nella Roma del IV secolo, per la precisione sotto l’impero  di Giuliano; il libro è corredato di una mappa pieghevole dell’Urbe a  quell’epoca, che aiuta il lettore a seguire l’itinerario compiuto dagli  attori della complessa vicenda. Il contesto storico-emotivo è  praticamente il medesimo del famoso L’impero e l’incanto di  Giuseppe Conte, ma, a differenza che in quello, nel romanzo di De  Pascalis l’«incanto» del mondo pagano permane nelle pietra e nella carne  stessa della città di Roma, anziché nei boschi brumosi della Gallia  transalpina.
 In una vicenda ben architettata, dalla  trama intrecciata intelligentemente, De Pascalis ci introduce a  un’autentica “catastrofe psicocosmica”, che raggiunge il suo apice in  corrispondenza della morte dell’imperatore-filosofo. Ancor oggi non  sappiamo con certezza se a scagliare la lancia che trafisse il petto di  Giuliano fu un parto o un legionario fattosi cristiano; la libellistica  dell’epoca ha deformato non poco l’evento e la memoria. Ma è certo che  con la morte dell’ultimo imperatore pagano si aprì un periodo di feroce  repressione della fede avìta. Gli altari vennero rovesciati e profanati,  i sacrifici dimenticati e aboliti e di lì a poco, con l’editto di  Teodosio, i culti pagani furono definitivamente vietati. Un mondo  crollava, in preda alla follia della fine: De Pascalis ritrae  sapientemente questa rovina incipiente, con un alto senso morale affine a  quello del protagonista Caio Celso, detective a Roma antica, come nei casi narrati da Valerio Massimo Manfredi e Danila  Comastri Montanari. Gli dei inferi intervengono nella battaglia contro  gli Olimpici, e in una sorta di “ultima alleanza” gli immortali riescono  a ricacciare nel sottosuolo le potenze che ne erano sortite. Eppure,  inizia per gli dei un sonno che sarà lunghissimo: la stoltezza e  l’empietà degli uomini è la causa del distacco.
  Col suo romanzo De Pascalis si inserisce in un filone fecondo. Il tema  del crepuscolo del mondo pagano quale “rottura dell’incanto” è caro a  diversi autori di letteratura fantastica, dall’epoca romantica ai giorni  nostri, e ricorre in ottimi romanzi come per esempio La spada spezzata di Poul Anderson, il ciclo di Excalibur di Bernard Cornwell o ancora nella Saga della croce e del martello di Harris. Nei giorni attuali, che tanta affinità hanno con quelli della decadenza romana, Rosso Velabro  ha un interesse particolare. Ci trasmette la sensazione che, nonostante  tutto e probabilmente, verrà l’epoca di una nuova catastrofe, nella  quale tutti i valori saranno nuovamente posti in questione, e ogni esito  sarà possibile.