lunedì 11 giugno 2007

Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza



Ernst Jünger

Avvicinamenti. Droghe ed ebbbrezza

La letteratura sulla droga è caratterizzata, nei suoi rappresentanti più illustri, da De Quincey a Artaud, da Baudelaire a Huxley, da due diversi, ma inscindibili aspetti: è tanto confessione che esperimento.

Questi "Avvicinamenti" raccolgono l'eredità europea, facendo della confessione e dell'esperimento non tanto i momenti di uno sviluppo della coscienza, quanto gli spunti per una regressione.

Note di Copertina

Nel 1969 Ernst Jünger scrive un lungo saggio intorno al tema dell'ebbrezza, tracciando nel contempo il bilancio delle proprie multiformi esperienze con alcol e droga.

Si tratta della ripresa di un lavoro dedicato l'anno prima a Mircea Eliade, ma la trattazione ben presto si dilata per accogliere nuove suggestioni.

Nasce casì Avvicinamenti, sorta di fenomenologia degli stati alterati di coscienza in cui l'autore rievoca le imprese giovanili con la birra, l'etere, il cloroformio, l'hashish e la cocaina, per poi giungere alla fase più matura dell'indagine, segnata dall'avvento dell'LSD e dalla conseguente sperimentazione di arrischiati «furti prometeici» in compagnia di Albert Hofmann, lo scopritore della dietilamide dell'acido lisergico.

Sono pagine lucide, di grande forza icastica, che fondono il racconto autobiografico in un dialogo a più voci con i giganti del pensiero - Nietzsche su tutti - e con gli scrittori più avvezzi alle situazioni estreme: Baudelaire, De Quincey, Dostoevskij, Maupassant, Poe. Con loro, e con altri scrutatori dell'abisso, Jünger rende omaggio alla vita avventurosa, ben sapendo che nell'ebbrezza "prozioni di tempo vengono anticipate, amministrate in modo diverso, prese in prestito; e questo prestito va restituito".

Una citazione dal libro:

"Anche nell'ebbrezza non può mancare la delusione. Essa si installa non tanto come relazione tra delitto e castigo, quanta piuttosto nell'ambito di una contabilita allargata, in cui rientrano comunque anche delitto e castigo. Ebbrezza e crimine sono contigui ed è difficile talvolta isolarli, specialmente nelle loro forme marginali.
Nell'ebbrezza, tanto nel suo effetto narcotizzante, quanta nel suo effetto eccitante, porzioni di tempo vengono anticipate, amministrate in modo diverso, prese in prestito; e questo prestito va restituito. All'alta marea segue la bassa marea, ai colori intensi i toni smorti; il mondo si fa grigio, noioso.

Si può dare una spiegazione a tutto questo nell'ambito della fisiologia e della psicologia, dove però incombono catastrofi. E' possibile che nel contempo si giunga a un furto prometeico della luce e dell'immagine, a una intrusione nell'area riservata agli dei - anche lì c'è il tempo, benché i passi siano più lunghi e più energici e lascino orme profonde. Anche lì ci sono pericoli; l'aver vissuto «una volta come gli dei» dev'essere pagato".

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