giovedì 14 giugno 2007

Fame di Knut Hamsun



Knut Hamsun

Fame

I solitari deliri e le tortuose riflessioni di un giovane scrittore errante nella vita urbana, accompagnato dalla sua inesorabile antagonista, la fame.

Un romanzo che sta sulla soglia della grande letteratura del Novecento.

Un passo dalla bella recensione redatta Gianfranco Franchi su Kult Underground:

Il romanzo è strutturato in quattro parti: il lasso di tempo narrato corrisponde a due stagioni, l’autunno (principio della storia) e l’inverno. Paesaggio e ambiente risultano in sostanziale consonanza con gli stati d’animo del protagonista. Nel momento dell’epilogo, adottata la felice soluzione dell’imbarco (alla ventura), a Cristiania “le finestre splendevano nitide da tutte le case”: il giovane scrittore si è liberato dalla prigionia del niente, non sente più fame e si è riscattato dal passato.

Memorabili le passeggiate notturne del protagonista: Knut incarna uno stato d’animo di iper-ricettività e di autentica visionarietà, confonde, splendido, immaginazione e realtà; e il sogno pare dominare ogni incontro e ogni sentimento, ogni parola si tinteggia d’onirico e di inconsueto. Il ragazzo ha pochissimi denari, e quando ne ha li sperpera; a volte perché condizionato dalla sua grande umanità, e dunque prodigo nella carità e negli atti di misericordia, a volte perché vittima di uno stato confusionale eccezionale: placa la fame per poi rigettare, convulso e nervoso; non cammina, ma si trascina per le strade; non dorme, s’assopisce in un nuovo e irregolare torpore.

Impegna o vende tutto ciò che ha: si è liberato del panciotto, cercherà di liberarsi perfino dei bottoni e d’una vecchia coperta. L’io si sta liberando dalla schiavitù del possesso delle cose: Knut ha soltanto se stesso, la sua fantasia e la sua creatività. Avrà anche l’occasione di vivere uno stravagante e passionale incontro amoroso: nella sottile frontiera che divide la pazzia dalla lucidità, in un momento in cui nulla riesce a definirsi per ciò che è e ogni istante viene percepito come torrente di fuoco: Knut crepita e zampilla di vita, sublime e imperfetto ed eterno. E battezza una donna che forse non ha un nome; perché è compito di chi crea nominare, perché chiamare per nome una persona può significare non conoscenza, ma dominio. È un amore di carta, adorazione e incanto: è un sogno che s’impadronisce della realtà e la scaraventa via.

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto