lunedì 11 giugno 2007

Il cacciatore di draghi



John Ronald Reuel Tolkien

Il cacciatore di draghi

Un contadino abitudinario e fanfarone, costretto dalle circostanze a dar la caccia a un drago, riesce ad averne la meglio, diventando tanto ricco e rispettato da essere eletto re del Piccolo Regno.

Traendo spunto da un'antica cronaca in latino, Tolkien crea un mondo fiabesco che sfugge alle coordinate spazio-temporali della storia, un universo fantastico popolato da draghi e giganti, capace di affascinare con la sua miscela di epica e ironia lettori, grandi e piccoli. Il volume riporta le illustrazioni originali di Pauline Diana Baynes.

Frammenti dalla versione odierna di Wikipedia:

Il Fattore Giles non era un eroe. Era grasso e aveva la barba rossa, e gli piaceva una vita comoda e tranquilla. Un giorno un gigante sordo e miope devastò i suoi terreni. Il Fattore Giles riuscì a scacciarlo con il suo trombone (una sorta di fucile). Gli abitanti del villaggio esultarono: il Fattore Giles era diventato un eroe. La sua reputazione si diffuse in lungo e in largo per tutto il Regno di Mezzo, e il Re ricompensò Giles con una spada chiamata Caudimordax o "Mordicoda", un'arma potente contro i draghi.

Il gigante raccontò ai suoi mostruosi amici che nel Regno di Mezzo non esistevano più cavalieri, soltanto insetti fastidiosi (in realtà i colpi del trombone di Giles). Questo stimolò un drago, Chrysophylax Dives, a esplorare l'area - e tutti si rivolsero a Giles affinché se ne occupasse.
Fine della trama.

La storia si prende gioco delle tradizioni sugli ammazza-draghi: i cavalieri che dovrebbero compiere l'impresa sono inutili bellimbusti, così interessati all'etichetta e alle precedenze da non notare le orme del drago sparse dappertutto. Il racconto è anche un'interessante analisi di come gli uomini reagiscono al pericolo; eroi non si nasce ma si diventa, e uno sfortunato fattore può essere costretto dagli eventi a compiere atti di eroismo.

Il contrasto fra i nomi ufficiali in latino più o meno maccheronico e quelli comuni, i numerosi riferimenti rivolti chiaramente ai membri della facoltà di lingua e letteratura inglese di Oxford (soprattutto i "Quattro Saggi Letterati" e la definizione di "trombone"), la trama stessa, che ribalta numerose convenzioni delle storie sui draghi e sui cavalieri, rendono piacevole e divertente questo racconto pervaso da un senso dell'ironia non comune nelle opere più note di Tolkien.

Attualmente esistono tre traduzioni di questo racconto: la prima ad essere pubblicata, per i tipi dell'Einaudi, è quella di Camillo Pennati nel 1975, mentre nel 1998 Rusconi pubblica una nuova edizione, tradotta da Isabella Murro, che sarà poi rilevata nel 2000 dalla Bompiani.

Nel 2005 è stata pubblicata (sempre da Bompiani) una nuova edizione, in cui a una traduzione completamente rivista si aggiungono un notevole apparato di note, la prima versione del racconto scritta da Tolkien, e l'abbozzo di un seguito che l'autore non portò mai a termine.

Tutte le edizioni sono magistralmente illustrate da Pauline Baynes, in uno stile reminiscente dell'arazzo di Bayeux. Sulle sue illustrazioni Tolkien ebbe a dire: «Sono molto più che illustrazioni, sono un'esposizione parallela del tema. Le ho mostrate ai miei amici, e il loro educato commento è stato che riducono il mio testo a una didascalia dei disegni».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Andrea ha detto...

Davvero una bellissima storia.