giovedì 31 maggio 2007

Le uova del drago


Pietrangelo Buttafuoco


Le uova del drago

Eughenia Lenbach è giovane e bella. Ed è un soldato ad altissima specializzazione, anzi è considerata addirittura il "primo soldato del Reich". E infine è una spia, scelta personalmente da Hitler. Opera in un ufficio commerciale al porto di New York, e non c'è nave che, grazie alle sue segnalazioni, riesca a uscire indenne dagli agguati dei sottomarini tedeschi dell'Atlantico. Scoperta, viene spostata su tutt'altro fronte e per ordine diretto del Nido delle Aquile scende in paracadute sui monti delle Madonie, in Sicilia. Siamo all'inizio dell'estate del 1943 e lo sbarco degli alleati è imminente... Una storia intricatissima, e vera, da cui Buttafuoco ha tratto un romanzo.

Da una recensione pubblicata su http://www.centrostudilaruna.it/leuovadeldrago.html

Se i quotidiani di centrodestra, di centro, di centrosinistra e di sinistra parlano concordemente bene di un libro scritto da un autore di destra sta accadendo qualcosa di strano. Se poi si tratta di un romanzo che ha per protagonisti, nella veste di “resistenti”, non i soliti partigiani, ma i combattenti per l’Europa, la cosa si fa ancor più strana. Se a tutto ciò si aggiunge che il libro riscuote un successo straordinario e impensato, al punto di entrare nelle classifiche dei libri più venduti sotto Natale, in un periodo in cui continua a imperversare il fenomeno Dan Brown e l’orribile conduttore di Porta a Porta fa capolino in ogni spazio pubblicitario, la cosa appare ancor più sorprendente. Aggiungete che un autore apertamente fascista, che sinora aveva edito un solo libro con le Edizioni di Ar, è stato pubblicato dalla democraticissima Mondadori, e otterrete la misteriosa equazione dell’insospettabile fenomeno Le uova del drago.



Stiamo parlando dello straordinario romanzo di Pietrangelo Buttafuoco, incentrato sulla resistenza nazifascista in Sicilia agli invasori angloamericani e ai loro volenterosi reggicoda (badogliani, massoni, comunisti, carabinieri, mafiosi, democratici, criminali di ogni risma – tutti messo impietosamente sullo stesso piano). Più ancora che il romanzo in sé stesso, lascia meravigliati la sua ricezione presso la critica e il pubblico. Negli stessi giorni in cui l’inquisizione internazionale incarcera, tortura e processa in tutti i continenti (tranne forse la sola Africa) gli storici revisionisti, la vicenda romanzata di una giovane ufficiale dei servizi segreti del Reich e di un pugno di fascisti e di musulmani diviene il vero caso editoriale italiano. Tra le righe di questa “saga di pupi” siciliana si snodano le esistenze reali di tanti impensabili personaggi, da Arafat a Filippani Ronconi, in un mirabile intreccio di sparatorie, atti di sabotaggio, camuffamenti e nomi in codice.


Certo, in letteratura il filone siciliano “tira” molto (non si spiegherebbe altrimenti il successo di quella patente rivisitazione del commissario Maigret che è il Montalbano di Camilleri), e Buttafuoco si è guadagnato una certa notorietà tra i lettori dei periodici cui collabora: ma il lessico dell’autore catanese, l’ambientazione siciliana e qualche pezzo sul Foglio non bastano a dare ragione di tante copie vendute. È piuttosto vero quel che sosteneva alcuni giorni orsono il Corriere della Sera: nei gusti librari gli italiani sono ben più radicali rispetto a quel che poi vanno – spesso supinamente – a votare. Sognano un mondo di duri e puri, di scontro politico cruento ma leale, di ideali per i quali valga la pena di rischiare e di offrire la vita. Forse sono in cuor loro schifati dalla politichetta del tombino rotto, delle meschinità e della corruzione onnipervadente. E forse anche, come Buttafuoco, qualcuno di loro spera che un giorno le uova del drago si dischiudano: un aspetto su cui dovrebbero riflettere, quantomeno, direttori di giornali e di case editrici.

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